domenica 1 luglio 2007

PRESENTAZIONE di Luca Molinini

Il racconto breve è da sempre una palestra importante per ogni scrittore: la limatura del superfluo, la capacità di sintesi, la coerenza della struttura narrativa rappresentano un punto di partenza fondamentale per chi abbia l’aspirazione di fare della parola scritta una vera e propria professione o per chi desideri semplicemente leggersi e farsi leggere in modo piacevole.
In quanto flusso immediato di pensieri — non a caso un autore del calibro di Raymond Carver avvicinava i racconti alla poesia piuttosto che alla narrativa — ritengo che il racconto breve nasconda la sua difficoltà nella capacità di superarne l’istintività, sottoponendo il testo a una continua rilettura e riscrittura, abitudini che purtroppo gli autori sembrano andare sempre più smarrendo. La questione si complica ulteriormente nel caso in cui la narrazione preveda un’ambientazione storica: l’autore, chiamato a immergersi in realtà e mentalità lontane dalle sue, correrà il rischio di risultare inadeguato o quantomeno poco credibile.
Ora, avendo il privilegio di aver a che fare quotidianamente per ragioni di studio con la storia medievale, mi è capitato sempre più spesso di riflettere su quanto questi secoli, compresi all’incirca tra il V e il XV d.C., stiano tornando a essere oggetto d’interesse della nostra cultura, proprio nel momento in cui la storiografia pone l’attenzione, seppur con qualche limite oggettivo di troppo, sulle componenti sociologiche, antropologiche e istituzionali dell’epoca in questione.
Al di là di giudizi affrettati e ormai fortunatamente in via di superamento, i quali tendono a dipingere il periodo medievale come “età oscura” o di “secoli bui”, la maggior parte dei non addetti ai lavori che si accostano al Medioevo è attratta dal mistero, dalla spiritualità, dalle personalità e dalle rivoluzionarie novità che quei secoli seppero esprimere.
A questa “rappresentazione” dell’età medievale vanno certamente collegati i recenti successi editoriali che hanno visto come protagonisti, forse perché capaci d’incarnare tutte le caratteristiche sopra citate, gli ordini militari — primi tra tutti i Templari — e i cavalieri crociati, le cui imprese alimentano al giorno d’oggi una fetta considerevole della letteratura fantasy. Il rischio di una produzione letteraria così intensa è indubbiamente quello di una banalizzazione degli eventi e dell’argomento, con ciò intendendo riferirmi ai troppi luoghi comuni che vengono spesso associati al Medioevo.
Proprio in conseguenza di quanto appena detto ritengo l’esperienza del Premio letterario Philobiblon — organizzato dall’Associazione Culturale Italia Medievale — particolarmente ben riuscita. Oltre alla valenza stilistica e strutturale dei sei racconti finalisti pubblicati in queste pagine, ciò che mi ha colpito positivamente è stata la capacità espressa da tutti gli autori di sapersi calare nei secoli, raffigurando il quotidiano con maestria.
Una scrittura quasi barocca accompagna Il pranzo del Dux Mediolani di Loredana Limone, in cui il duca, lontano dai campi di battaglia abituali, è sfidato da una tavola imbandita e da una dama intraprendente invitata alla disfida dell’amore, in un contesto che già prefigura la lussuosa vita cortigiana dei secoli a venire.
Di tutt’altro tenore il racconto di Vanes Fortini, Vallombrosa, in cui il sacro si mescola sapientemente col profano. La vicenda paradossale del monaco Felicetto, venerato come santo per un tragico equivoco, permette al lettore di sorridere condividendone però il destino crudele che lo strappa alla vita.
L’amore negato guida poi Cristina Sottocorno nel suo Il pozzo: tema ricorrente nella narrativa ispirata al mondo medievale, ma forse anche per questo di pregevole fattura perché mai banale. E allora perché non riflettere ancora sul tragico destino della giovane Domitilla, la quale preferisce privarsi della sua agiatezza piuttosto che essere concessa in sposa per motivi d’interesse?
Ma il Medioevo è soprattutto l’età della spiritualità, che irrompe con profondi caratteri di dolcezza in Frate Francesco e Frate Leone di Mauro Ursino. Il viaggio dei due confratelli mette a nudo l’umanità di un Francesco così lontano dai resoconti agiografici ufficiali, che ci sembra di toccare con mano la sua carismatica mitezza e profondità di spirito.
Il viaggio è il filo conduttore anche del racconto Il re del nulla di Fiorella Borin, in cui un giovane principe cavalca attraverso le terre di suo padre fino ad incontrare le rovine di un castello in cui la disperazione è l’unica abitante dopo le scorrerie dei Turchi e la maledizione della peste; pochi sopravvivono e il ricordo lacera il cuore.
Insomma, il lettore che si avvicinerà a questi racconti avrà la possibilità di “leggere” il Medioevo nelle sue molteplici sfaccettature, passando da una descrizione attenta di luoghi e particolari a caratterizzazioni psicologiche dei personaggi, fino a cogliere sfumature di quotidiana normalità all’interno degli elementi più fantasiosi e romantici delle leggende e della storia.

Luca Molinini

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