venerdì 13 luglio 2007

RECENSIONE di Ninni Radicini

Nel libro sono pubblicati i racconti selezionati per la finale della prima edizione del Premio letterario Philobiblon 2006, concorso letterario per racconti brevi organizzato e promosso dalla Acim - Associazione culturale Italia Medievale. Quando si parla o si scrive di Medioevo in genere - per fortuna sempre meno - lo si etichetta come l'era dei "secoli bui". In realtà il Medioevo fu la "notte" della Storia moderna solo nel periodo che seguì il crollo definitivo dell'impero romano d'Occidente (V sec. d.C). Gli sconfinamenti e le invasioni di popoli esterni al "limes" erano in realtà iniziate da alcuni secoli, ma la situazione diventò insostenibile in modo progressivo, fino a culminare in una devastazione generalizzata che lasciò la penisola italiana in condizioni sociali, economiche e perfino demografiche a dir poco disastrose (all'inizio del sesto secolo c'erano non più di cinque milioni di abitanti). Superata quella fase di dissoluzione di un mondo che per secoli aveva rappresentato una certezza per i suoi abitanti, le varie comunità locali cominciarono organizzarsi su base feudale, utilizzando il diritto romano e avendo come riferimento politico-militare una serie di personalità in scala gerarchica: dal sovrano del territorio - a volte coincidente con le mura di un castello - all'imperatore, al papa. Questa struttura, che oggi appare arcaica, fu invece il prodromo, anche socio-culturale, delle moderne organizzazioni statali fondate sul centralismo o sul federalismo. Inoltre fu in tale contesto che si svilupparono, la letteratura, le scienze, le arti che ebbero nel Rinascimento il loro culmine.

Senza addentrarsi in approfondimenti storici, i racconti di Italiae Medievalis Historiae sono incentrati su vicende tipiche dei microcosmi che caratterizzarono il Medioevo. Il tono, a volte tragico altre volte ironico, è un ulteriore motivo di lettura. Come in Il pranzo del dux Mediolani, di Loredana Limone. Ambientato alla fine del Trecento, narra del pranzo organizzato in onore di Giangaleazzo Visconti, primo duca di Milano. Tra i tanti invitati c'è anche una giovane contessa verso cui si rivolgono subito le attenzioni molto esplicite del regnante. Nel via vai di piatti con specialità gastronomiche iperproteiche, tipiche delle tavole dei nobili di quel tempo, il duca attende solo il momento propizio. Che arriverà, agevolato dalla emicrania della moglie. (Chi vuole può anche leggervi una rappresentazione "in costume" di qualche vicenda da moderno gossip…) Vallombrosa, di Vanes Ferlini, narra, con humor nero finale, la vicenda del monaco Felicetto, ritiratosi in un monastero per sfuggire ai pericoli dell'esterno. Vedendo messi a repentaglio i privilegi di cui si è trovato a beneficiare, nel tentativo di rimuovere l'ostacolo, finirà casualmente vittima - e poi martire - del diffuso anticlericalismo che aleggiava nel territorio circostante.

Più tragico Il pozzo, di Cristina Sottocorno. Nella Lunigiana, la quotidianità noiosa della giovane marchesa Eugenia Malaspina è presto superata dalla notizia di un grande ricevimento che si svolgerà nel castello. Per il servizio di sorveglianza arriva un contingente di cavalieri, inviati dai Medici di Firenze. Eugenia si invaghisce del loro capitano, ma non sa che quel ricevimento è stato organizzato dal padre per rendere pubblico il suo futuro matrimonio con Gianguido di Montefeltro. Nella consapevolezza di dover sposare quell'uomo, la sua decisione sarà definitiva. Ancora oggi al Castello di Filattiera si dice sia possibile udire i singhiozzi della contessa. Con un crescendo di drammaticità il lettore passa a Il re del nulla, di Fiorella Borin. Il figlio di un re, annoiato dalla vita di corte, decide di partire, accompagnato da un gruppo di cavalieri, per visionare i territori del regno con l'intenzione di addentrasi fino ai confini e superarli. Così avviene. Invece di tornare indietro decide di proseguire fino a un castello in cima ad una collina. Ai forestieri si presenta uno scenario di desolazione. Sembra non esserci alcun segno di vita, a parte il misero pranzo che il sovrano dice di stare preparando per i sudditi. Mentre porta a termine questo compito, narra la storia del suo regno, assediato dai turchi e sottoposto a condizioni disumane e violenze inenarrabili. Fino al terribile epilogo.

L'ultimo racconto Frate Francesco e frate Leone, di Mauro Ursino, è, nella sua apparente semplicità, il più oscuro perché sembra indicare la conclusione del Medioevo e le incertezze degli uomini per il mondo molto più complesso che vivranno nell'età moderna oltre all'ancora più indecifrabile rapporto tra l'uomo e il suo prossimo. Due frati sono in viaggio per raggiungere un monastero. Uno di essi, cogliendo a pretesto situazioni osservate durante il cammino, pone delle domande all'altro, che, in atteggiamento più meditativo, rinvia le risposte. Storie di microcosmi. Non è casuale che la fine del Medioevo coincida con la scoperta dell'America, ovvero il momento in cui si cerca di espandere l'orizzonte. Per l'Europa non fu naturalmente solo volontà di esplorare nuove terre ma anche necessità geopolitica, dovuta all'avanzata dei turchi e alla conseguente preclusione di molti sbocchi commerciali a Oriente.

All'inizio del 1993 arrivava nelle sale cinematografiche il film Magnificat, diretto da Pupi Avati. E' forse la migliore rappresentazione di un mondo spesso percepito in modo distorto, secondo il principio modernista del "progresso" come virtù del presente. Altre volte il Medioevo è ridotto a sfide cavalleresche e contrapposizioni in cui non vi è alcun rispetto per l'umanità. Italiae Medievalis Historiae è un libro tascabile con racconti che, grazie alla loro brevità, riescono ad essere una sintesi efficace di situazioni e personaggi caratteristici. Un modo molto immediato di avvicinarsi a un epoca storica complessa e, per molti, ancora da scoprire nei suoi lati meno noti, che se conosciuti - ci si augura da quanti più lettori - possono regalare chiavi di interpretazione per il presente e il futuro della società italiana ed europea.

Ninni Radicini

http://www.ninniradicini.it/libri/racconti_Medioevo_Italiae_Medievalis_Historiae.htm

domenica 1 luglio 2007

PRESENTAZIONE di Luca Molinini

Il racconto breve è da sempre una palestra importante per ogni scrittore: la limatura del superfluo, la capacità di sintesi, la coerenza della struttura narrativa rappresentano un punto di partenza fondamentale per chi abbia l’aspirazione di fare della parola scritta una vera e propria professione o per chi desideri semplicemente leggersi e farsi leggere in modo piacevole.
In quanto flusso immediato di pensieri — non a caso un autore del calibro di Raymond Carver avvicinava i racconti alla poesia piuttosto che alla narrativa — ritengo che il racconto breve nasconda la sua difficoltà nella capacità di superarne l’istintività, sottoponendo il testo a una continua rilettura e riscrittura, abitudini che purtroppo gli autori sembrano andare sempre più smarrendo. La questione si complica ulteriormente nel caso in cui la narrazione preveda un’ambientazione storica: l’autore, chiamato a immergersi in realtà e mentalità lontane dalle sue, correrà il rischio di risultare inadeguato o quantomeno poco credibile.
Ora, avendo il privilegio di aver a che fare quotidianamente per ragioni di studio con la storia medievale, mi è capitato sempre più spesso di riflettere su quanto questi secoli, compresi all’incirca tra il V e il XV d.C., stiano tornando a essere oggetto d’interesse della nostra cultura, proprio nel momento in cui la storiografia pone l’attenzione, seppur con qualche limite oggettivo di troppo, sulle componenti sociologiche, antropologiche e istituzionali dell’epoca in questione.
Al di là di giudizi affrettati e ormai fortunatamente in via di superamento, i quali tendono a dipingere il periodo medievale come “età oscura” o di “secoli bui”, la maggior parte dei non addetti ai lavori che si accostano al Medioevo è attratta dal mistero, dalla spiritualità, dalle personalità e dalle rivoluzionarie novità che quei secoli seppero esprimere.
A questa “rappresentazione” dell’età medievale vanno certamente collegati i recenti successi editoriali che hanno visto come protagonisti, forse perché capaci d’incarnare tutte le caratteristiche sopra citate, gli ordini militari — primi tra tutti i Templari — e i cavalieri crociati, le cui imprese alimentano al giorno d’oggi una fetta considerevole della letteratura fantasy. Il rischio di una produzione letteraria così intensa è indubbiamente quello di una banalizzazione degli eventi e dell’argomento, con ciò intendendo riferirmi ai troppi luoghi comuni che vengono spesso associati al Medioevo.
Proprio in conseguenza di quanto appena detto ritengo l’esperienza del Premio letterario Philobiblon — organizzato dall’Associazione Culturale Italia Medievale — particolarmente ben riuscita. Oltre alla valenza stilistica e strutturale dei sei racconti finalisti pubblicati in queste pagine, ciò che mi ha colpito positivamente è stata la capacità espressa da tutti gli autori di sapersi calare nei secoli, raffigurando il quotidiano con maestria.
Una scrittura quasi barocca accompagna Il pranzo del Dux Mediolani di Loredana Limone, in cui il duca, lontano dai campi di battaglia abituali, è sfidato da una tavola imbandita e da una dama intraprendente invitata alla disfida dell’amore, in un contesto che già prefigura la lussuosa vita cortigiana dei secoli a venire.
Di tutt’altro tenore il racconto di Vanes Fortini, Vallombrosa, in cui il sacro si mescola sapientemente col profano. La vicenda paradossale del monaco Felicetto, venerato come santo per un tragico equivoco, permette al lettore di sorridere condividendone però il destino crudele che lo strappa alla vita.
L’amore negato guida poi Cristina Sottocorno nel suo Il pozzo: tema ricorrente nella narrativa ispirata al mondo medievale, ma forse anche per questo di pregevole fattura perché mai banale. E allora perché non riflettere ancora sul tragico destino della giovane Domitilla, la quale preferisce privarsi della sua agiatezza piuttosto che essere concessa in sposa per motivi d’interesse?
Ma il Medioevo è soprattutto l’età della spiritualità, che irrompe con profondi caratteri di dolcezza in Frate Francesco e Frate Leone di Mauro Ursino. Il viaggio dei due confratelli mette a nudo l’umanità di un Francesco così lontano dai resoconti agiografici ufficiali, che ci sembra di toccare con mano la sua carismatica mitezza e profondità di spirito.
Il viaggio è il filo conduttore anche del racconto Il re del nulla di Fiorella Borin, in cui un giovane principe cavalca attraverso le terre di suo padre fino ad incontrare le rovine di un castello in cui la disperazione è l’unica abitante dopo le scorrerie dei Turchi e la maledizione della peste; pochi sopravvivono e il ricordo lacera il cuore.
Insomma, il lettore che si avvicinerà a questi racconti avrà la possibilità di “leggere” il Medioevo nelle sue molteplici sfaccettature, passando da una descrizione attenta di luoghi e particolari a caratterizzazioni psicologiche dei personaggi, fino a cogliere sfumature di quotidiana normalità all’interno degli elementi più fantasiosi e romantici delle leggende e della storia.

Luca Molinini